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Le nuove convivenze: si cambia anche per le coppie eterosessuali


LE CONVIVENZE DI FATTO
di Daniela Gasparin
                                                                                     

La Camera ha definitivamente approvato la proposta di legge n. 3634-A (la cd legge Cirinnà).
Con tale normativa accanto alla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, il Legislatore ha  disciplinato anche le convivenze di fatto sia per le coppie formate da persone dello stesso sesso  che per le coppie eterosessuali.

Si instaura una convivenza di fatto se "due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinita' o adozione, da matrimonio o da un'unione civile".

Il Legislatore ha esteso ai conviventi di fatto:
  • i diritti previsti dall'ordinamento penitenziario per il coniuge, in caso di detenzione di uno dei due.
  • il diritto reciproco di visita e di accesso ai dati personali in ambito sanitario in caso di malattia o di ricovero, con le medesime regole previste nel matrimonio e nell’unione civile.
  • la facoltà di designare il partner per l'assunzione di decisioni in materia di salute e per le scelte sulla donazione di organi quando la malattia comporti incapacità d’intendere e di volere;
  • i diritti inerenti la casa di abitazione famigliare come il subentro nel contratto di affitto in caso di morte dell'altro o  il diritto di continuare a vivere nell'abitazione  di proprietà del convivente deceduto.
  • le facoltà riconosciute in materia interdizione, inabilitazione e amministrazione di sostegno;
  • il diritto al risarcimento del danno da fatto illecito.
Stipulando un contratto di convivenza,  con l'aiuto di un notaio o di un avvocato, la coppia può fissare la comune residenza, indicare le modalità di contribuzione alle necessità della vita in comune, scegliere il regime patrimoniale della comunione dei beni.
In tal caso l'avvocato non si limita a confermare l'autenticità delle firme ma deve anche garantire la conformità del patto di convivenza alle norme imperative ed all’ordine pubblico e trasmettere entro dieci giorni copia dell’accordo al comune di residenza dei conviventi per l’iscrizione all’anagrafe.

Nel caso di morte di uno dei due, il partner superstite ha il diritto di stare nell’abitazione per un periodo variabile da  due anni a cinque anni.
Questo diritto si estingue in caso di una nuova convivenza con un’altra persona, o in caso di matrimonio o unione civile.
In caso di cessazione della convivenza il partner che versi in stato di bisogno può chiedere al giudice di affermare il suo diritto agli alimenti. Il giudice  determina la misura degli alimenti nonché la durata dell'obbligo alimentare in proporzione alla durata della convivenza.

Il contratto di convivenza viene meno oltre che in caso di morte in caso di recesso unilaterale o di accordo tra le parti; oppure di matrimonio o unione civile tra i conviventi o tra un convivente e un terzo.